L’ex strip club si trasforma un luogo di insegnamento dei valori ebraici e di supporto alle donne in difficoltà
Piste da ballo, pali per la lap dance, sex boys, stanze sotterranee segrete e senza finestre, un sistema di scale “nascoste” e sexy poster appesi un po’ ovunque. Il tutto all’interno di una costruzione circolare affacciata sulla spiaggia di Tel Aviv in Atarim Square. Così si presentava il Pussycat, un sexy club di lusso frequentato da potenti e facoltosi signori. Che ora non esiste più come racconta Time of Israel in un articolo molto dettagliato.
Che entra nel merito della trasformazione di questo luogo da paradiso del peccato a centro per le attività sociali dedicato alle donne con un passato problematico e all’insegnamento della tradizioni e dei valori ebraici. Una svolta simbolica che era nell’aria da tempo.
Il Pussycat era infatti finito nel mirino delle associazioni per i diritti delle donne che già nel 2017 avevano chiesto alle autorità di perseguire i proprietari del locale accusandoli di gestire da anni una vera e propria casa chiusa dedita alla prostituzione. La chiusura però è arrivata solo quest’estate dopo che le autorità municipali avevano ritirato al Pussycat la licenza per esercitare e dopo la decisione dei proprietari dell’area di non rinnovare il contratto di locazione.
Dello strip club si era parlato molto a livello nazionale quando venne rivelato che il figlio di Netanyahu, Yair, era stato avvistato all’interno del locale scortato dagli uomini della security.
Adesso che il Pussycat ha chiuso i battenti il direttore della task force israeliana contro il traffico di essseri umani e la prostituzione, Nitzan Kahana, ha dichiarato che ora “occorre assicurarsi che il locale non riapra i battenti in una nuova location”.