Le diverse politiche della memoria elaborate da Italia e Francia nel libro di Chiara Becattini “La memoria dei campi”, edito da Giuntina
La Shoah è diventata da tempo argomento di studio, è stata incorporata nelle discipline storiche, sono state condotte diverse ricerche su questo periodo storico, sono stati redatti volumi di testimonianze, sono stati eretti monumenti.
Tra le ultime pubblicazioni relative al tema della Shoah, ce n’è una di particolare interesse e di grande utilità storica, perché approfondisce la genesi, le fasi di realizzazione e di gestione delle attività culturali che sono state promosse nel corso del tempo per mantenere viva la memoria della Shoah. La pubblicazione di cui parliamo, un’impresa complessa e impegnativa, sostenuta da lunghe ricerche, da esami di numerosi testi e dalla consultazione di un corpus di materiale originale, è dedicata all’elaborazione della memoria della Shoah attraverso la storia di quattro ex campi di transito e concentramento tra Italia e Francia.
Il volume, intitolato La memoria dei campi, nasce dalla tesi di dottorato di Chiara Becattini, storica, documentarista e fotografa, che ha vinto il primo premio della Fondation Auschwitz di Bruxelles nel 2019.
La ricerca, come abbiamo già accennato, interessa principalmente quattro luoghi della memoria: la Risiera di San Sabba a Trieste, l’ex campo di Fossoli, il campo di Natzweiler-Struthof, e il campo di transito di Drancy. Si tratta di quattro paesaggi memoriali sui quali l’autrice conduce un’analisi comparata delle strategie di espressione e di stratificazione di memorie avvenute nel tempo. Analisi che mira a mettere in luce le diverse politiche della memoria elaborate da Italia e Francia per il recupero e la valorizzazione di questi luoghi, e che inoltre permette di fare un confronto tra l’esperienza italiana e quella francese, per individuare alcune corrispondenze e appurarne le differenze, considerando innanzitutto il diverso ruolo assunto dai due Stati nel recupero dei siti in esame.
Nel volume, l’autrice mira altresì a rintracciare, a partire dai resti e dalle vecchie strutture trasformate nel tempo, i momenti in cui le prime voci sulle rispettive storie dei luoghi presi in esame hanno cominciato a circolare fino alla realizzazione degli attuali memoriali con la varietà dei paesaggi a cui essi hanno dato vita. Naturalmente sono state diverse le tappe di ricostruzione e di riconoscimento di quello che hanno significato e rappresentato questi luoghi, scelti tra tutti quelli legati alla deportazione razziale e politica, rimasti per lungo tempo alla periferia delle memorie europee, prima di diventare punto di riferimento del complesso universo memoriale che essi custodiscono. Oggi da questi campi di transito e concentramento trasformati in memoriali, riemergono pagine di storia a lungo rimaste nell’oblio.
Il lavoro dell’autrice è sostenuto da approfondite ricerche d’archivio, lettura dei testi che riportano testimonianze dirette e indirette e interviste, e restituisce, in maniera sistematica e rigorosa, un approccio comparativo delle numerose fonti consultate. Nell’analizzare le diverse operazioni di ricerca storica, l’autrice ha messo in evidenza la complessa revisione di questi luoghi, che pur nella diversità della loro storia, esprimono attualmente la loro centralità nella rete delle deportazioni ideata dai nazisti e quindi possono essere riconosciuti come dei veri e propri luoghi di memoria, quelli che Martin Pollack definisce “paesaggi contaminati” ovvero scenari che furono teatro di uccisioni di massa.
Chiara Becattini non manca di fornire una dettagliata cronologia dei numerosi interventi, processi politici, sociali e culturali che nel tempo hanno determinato l’evoluzione e la trasformazione dei quattro campi analizzati, non attraverso una semplice ricognizione degli avvenimenti e delle azioni, ma attraverso un quadro preciso ed esaustivo del lungo percorso di ricognizione e di progressiva evidenziazione nel dibattito sul recupero paesaggistico e architettonico che ha interessato questi quattro siti, nonché sulle diverse scelte ideologiche e comportamentali finalizzate alla piena espressione della loro funzione. Questi luoghi, infatti, oggi sono il riconoscimento di memorie plurali che aprono a molteplici interpretazioni del passato e, anche se nel tempo il loro aspetto è cambiato, il loro ruolo è destinato più che mai al recupero della memoria e all’allestimento di percorsi storici e didattici in grado di esprimere l’universo variegato del ricordo e farne un monito per le future generazioni.
Il 15 dicembre Chiara Becattini presenterà il suo libro con Federico Goddi e Matteo Stefanori alla Fondazione Museo della Shoah di Roma. La presentazione sarà visibile anche in streaming sulla pagina FB della Fondazione