Cultura
Run The Jewels 4: la colonna sonora del movimento Black Lives Matter

Un grandissimo disco hip hop, perfetto per cogliere i sentimenti che attraversano gli Stati Uniti dopo l’uccisione di George Floyd

“Ogni giorno al telegiornale serale nutrono gratis la tua paura/ E sei così insensibile che guardi i poliziotti che soffocano un uomo come me/ Fino a quando la mia voce non passa da un grido a sussurro: “Non riesco a respirare”. Parola di Run The Jewels in Walking in the snow, uno dei brani più intensi dell’album-capolavoro Run The Jewels 4, uscito in streaming il 3 giugno e scaricabile gratuitamente sul sito della band. El-P e Killer Mike, i componenti del duo rap del momento, chiedono in cambio ai fan di fare delle donazioni facoltative per il Mass Defense Program, una rete di avvocati, assistenti legali e studenti di giurisprudenza che fornisce supporto legale ad attivisti politici, manifestanti e movimenti per il cambiamento sociale. Il testo di Walking in the snow è stato scritto un anno fa in memoria di Eric Garner, un afroamericano ucciso dalla polizia nel 2014, ma è drammaticamente attuale anche per l’omicidio di George Floyd a Minneapolis, una tragedia che ha riacceso la protesta del movimento Black Lives Matter in tutti gli Usa.

Run The Jewels 4 è diventato in pochi giorni la colonna sonora dei movimenti di protesta contro il razzismo e ha mostrato ancora una volta la capacità del rap di trattare temi importanti con liriche crude e al tempo stesso metricamente raffinate, nonostante gli ultimi anni siano stati dominati dal nichilismo lisergico ed edonista delle trap. I Run The Jewels, formati da un bianco di New York (El-P) e da un nero di Atlanta (Killer Mike), entrambi classe 1975, rappresentano plasticamente l’incontro tra culture diverse e al tempo stesso complementari nell’America di oggi, sempre più divisa in due blocchi contrapposti tra repubblicani e democratici, anche se i due si erano apertamente schierati per la candidatura Bernie Sanders, di cui sono grandi amici. Pochi giorni fa Killer Mike, nel corso di una manifestazione ad Atlanta, la sua città natale, ha tenuto un toccante discorso all’insegna della responsabilità e della pacificazione: «Dobbiamo essere migliori che bruciare le nostre case perché se perdiamo Atlanta, cos’altro abbiamo? È tuo dovere non bruciare la tua casa per la rabbia con un nemico. È tuo dovere fortificare la tua casa, in modo che tu possa essere una casa di rifugio in tempi di organizzazione. E ora è il momento di tracciare, pianificare, organizzare e mobilitare». Il rapper si è rivolto anche alla CNN: «Adoro la CNN … ma quello che vorrei dire alla CNN, in questo momento, è: Smetti di rendere le persone così spaventate. Dai loro speranza!».

Nell’ultimo album dei Run The Jewels troviamo collaborazioni illustri, come quella con Zach De La Rocha (Rage Against The Machine) e Pharrell Williams in Ju$t e Mavis Staples e Josh Homme (Queens of The Stone Age) in Pulling the pin, due brani che, da soli, valgono ampiamente l’acquisto del supporto fisico. Non è certo una novità l’impegno politico per Zack De la Rocha, da sempre vicino ai movimenti di protesta anticapitalisti, ma in realtà anche Pharrell Williams, uno dei più importanti cantanti e produttori contemporanei, si è distinto per il suo impegno sociale nel 2018 quando, dopo il massacro alla sinagoga di Pittsburgh costato la vita a 11 fedeli, ha fatto spedire dal suo avvocato una lettera di diffida allo staff di Donald Trump, chiedendo di non utilizzare più, senza permesso, la sua hit Happy prima di un comizio.

La nota dell’avvocato di Howard King affermava: “Non c’era nulla di “felice “nella tragedia inflitta sabato al nostro paese e nessun permesso è stato concesso per l’uso di questa canzone a questo scopo”. Anche i Run The Jewels hanno dei legami significativi con la cultura ebraica: basti pensare che El-P è il co-proprietario di Frankel’s Delicatessen & Appetizing, un jewish deli che si trova al 631 di Manhattan Avenue a Greenpoint, Brooklyn. Lo stesso El-P, con un post su Twitter del 2 aprile 2016, ha annunciato la notizia: “I bagel cattivi fanno male all’America ogni giorno, così abbiamo aperto un posto dove trovare un vero bagel perché siamo patrioti. si chiama Frankel’s”, aggiungendo poche ore dopo“Frankel’s: per i newyorkesi che rifiutano di mangiare questo stupido,  fo**uto “bagel” viola”.

 

Gabriele Antonucci
Collaboratore

Giornalista romano, ama la musica sopra ogni altra cosa e, in seconda battuta, scrivere. Autore di un libro su Aretha Franklin e di uno dedicato al Re del Pop, “Michael Jackson. La musica, il messaggio, l’eredità artistica”,  in cui ha coniugato le sue due passioni, collabora con Joimag da Roma


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.