É. Abécassis e Néjib, Sépher ci hanno provato con il volume “Sépher – L’épopée millénaire de la Bible” dell’editore Albin Michel
Alain Knafo, l’attivissimo direttore del Centro d’Arte e di Cultura Ebraica di Parigi ha presentato allo Spazio Rachi nel Quartiere latino l’ultimo libro di É. Abécassis e Néjib, Sépher – L’épopée millénaire de la Bible. Quando l’editore Albin Michel propose a Éliette Abécassis di scrivere lo “scenario” e a Nejib di illustrare l’epopea della Bibbia si pose subito una pericolosa questione preliminare: come narrare senza incorrere nell’infrazione del divieto di rappresentare? Gli autori decisero, di comune accordo, di superare tale impasse non rappresentando Dio.
Il volume è in realtà un graphic novel che non aspira ad essere né una riflessione teologica né un saggio ma un racconto dalle origini, da Mosè ad oggi. Gli episodi biblici, scelti tra quelli più attinenti alla composizione e alla trasmissione del libro, o meglio dei libri, sono così affiancati ad episodi medievali, come la disputa del re Saint Luis: un momento tragico questo che vide fronteggiarsi saggi ebrei e cristiani (compreso il convertito Nicolas Donin) e che si concluse con il drammatico rogo del Talmud, nel 1240, a Parigi, in Place de Gréves. L’atmosfera narrativa in questa sezione omaggia esplicitamente lo stile del Nome della Rosa, unendo alla storia la fascinazione del racconto all’Umberto Eco.
La storia della vicenda della Bibbia e della Torah, sviluppata in capitoli, è preceduta da un episodio autobiografico che riguarda l’autrice, cioè un dialogo avvenuto con il padre Armand Abécassis, filosofo (già professore all’Università di Bordeaux) e copista della Bibbia, che funge da mezzo narrativo per introdurre l’epopea. Da qui parte la storia del testo, raccontato per episodi (come ad esempio l’Arca dell’Alleanza, Ezra, Abulafia e l’Inquisizione etc), intervallato da scene provenienti dalla vita odierna della famiglia dell’autrice che regalano una dimensione quotidiana al sacro e anche qualche momento di humour. Piccoli quadri che si rivolgono anche un pubblico meno avvertito dal punto di vista religioso, con uno scopo dichiaratamente divulgativo. L’intento esplicito di Éliette Abécassis è anche quello di giocare sui piani di lettura possibili del testo ma senza arrivare, come ci confida lei stessa, con po’ di ironia, ai quattro livelli del Talmud, “riassunti” nella parola ebraica Pardes.
Passando alla parte grafica, l’autore delle tavole ha raccolto la sfida di raccontare per immagini, attraverso i tempi, i vari momenti storici; impresa per certi vista temeraria è stata quella di ricostruire i luoghi, i vestiti e le atmosfere dell’antichità con quella consapevolezza che, come ci ha ricordato il fumettista, faceva dire a Hugo Pratt che il lettore non doveva accorgersi delle ore di studio iconografico necessarie per essere “realistici”; per rendere possibile questo un aiuto determinante è stata quello di un archeologo italiano. Il disegno di Néjib, che abbiamo imparato a conoscere in Italia grazie ai suoi Stupor Mundi e Swann, è schematico e apparentemente semplice ma in realtà funzionale a non distrarre dalla primaria funzione narrativa del volume. L’unica concessione al “virtuosismo” è ravvisabile nell’uso di un bianco nero con un solo tocco di colore (vedi la bambina con il capotto rosso di Schindler’s List) per raccontare, in un capitolo con una prospettiva non scontata, la Shoah, o come la chiamano gli autori la “distruzione del popolo dei libri”. Ricordo, come consiglio bibliografico, che Éliette Abécassis, già cosceneggiatrice del film Kadosh di Amos Gitai, aveva già dedicato una stimolante riflessione a tale tema, e in particolare sulla questione del male (in chiave filosofica) nel brevissimo Piccola metafisica dell’omicidio (Il nuovo Melangolo). Il graphic novel si chiude, senza troppo svelare del finale, con una chiave strettamente personale, riprendendo i fili dell’esperienza famigliare dell’autrice, ma che è anche un invito alla trasmissione consapevole dei testi nel nostro futuro.
è nato sul confine con la Svizzera nel 1977 e vive in provincia di Sondrio dove lavora come docente.