Abbiamo scelto cinque remake di canzoni di Bob Dylan, cinque lampi di genio che regalano nuova vita ad altrettanti brani del più grande cantautore di sempre
Sono migliaia, forse più di diecimila, i remake delle canzoni di Bob Dylan. Cover, anche d’autore, in cui la musica, gli arrangiamenti e l’approccio vocale sono totalmente differenti da quelli della versione originale. Un restyling che ha coinvolto centinaia di musicisti di ogni parte del mondo, ma prima di tutto l’autore di quei pezzi.
Dylan si sa, incide le canzoni in un modo e poi le suona dal vivo in un altro, cambiando le linee vocali e letteralmente stravolgendo gli arrangiamenti. Tanto che, durante i suoi concerti, la maggior parte degli spettatori individua il titolo del brano che sta eseguendo almeno un minuto dopo l’inizio dell’esecuzione.
Molto interessante a questo proposito il docufilm realizzato da Martin Scorsese dedicato al Rolling Thunder Revue, il leggendario tour del 1975, che si potrà vedere in anteprima su Netflix il 12 giugno. Lo stesso tour viene celebrato in questi giorni con l’uscita di un cofanetto di 14 cd: The Rolling Thunder Revue 1975: live recordings.
Ma torniamo alle cover del repertorio di Dylan: molte sono artisticamente prescindibili, se non inutili. Ma ci sono alcuni capolavori, sprazzi di grande musica, intuizioni geniali che aggiungono qualcosa senza togliere nulla alla bellezza senza tempo degli originali.
Ve ne proponiamo cinque, secondo noi straordinariamente intense.
Just like a Woman – Jeff Buckley
Buckley la suonava in concerto al Sin’e di New York ben prima di pubblicare l’album Grace nel 1994. Nella maggior parte dei casi era un’esecuzione chitarra e voce, lineare, essenziale e forse proprio per questo straordinariamente bella. Addirittura meglio dei remake del brano firmati da Van Morrison, Norah Jones e Nina Simone.
One more cup of coffee – Robert Plant
Dylan l’ha incisa per l’album Desire con Emmylou Harris. Raramente questo pezzo straordinario compare nella scaletta dei suoi show, ma a tenerlo vivo ci ha pensato Robert Plant nel 2002 inserendolo nel suo album solista Dreamland in una versione spagnoleggiante e psichedelica al tempo stesso.
All Along The Watchtower – Jimi Hendrix
Non si è limitato a farla sua, questa canzone, il genio di Seattle, l’ha proprio trasformata in qualcosa di diverso, incollandole addosso il suono della sua chitarra e il timbro della sua voce. Lo stesso Dylan rimase senza parole quando l’ascoltò per la prima volta nella versione hendrixiana. “Jimi ha trovato nella canzone qualcosa che nessuno era riuscito a individuare”.
Lay Lady Lay – Angelique Kidjo
Una brillante versione “made in Africa” con tanti di cori gospel e tappeto di percussioni onora uno dei capolavori della discografia di Dylan. Tre minuti di pura bellezza che svettano all’interno del quadruplo album, Chimes Of Freedom, composto solo di cover di Dylan per celebrare i 50 anni di Amnesty International.
Simple Twist Of Fate – Bryan Ferry
Un incrocio straordinario quanto bizzarro , il british dandy venuto dai Roxy Music che rilegge la musica del menestrello di Duluth, Minnesota. Ferry non lo ha fatto in una sola canzone ma addirittura in un intero album, Dylanesque, molto bello e sorprendente. Come questo riadattamento in chiave ‘up tempo’ di Simple Twist Of Fate, uno dei pezzi cult dal capolavoro del 1975, Blood on The tracks.
Giornalista, autore, critico musicale. Dopo numerose esperienze