Un prezioso portale per rintracciare le origini del proprio cognome
Sopravvissuti all’Olocausto, dopo la guerra i genitori di Jacob Rosen-Koenigsbuch si erano chiusi in un silenzio impenetrabile davanti alle mille domande del figlio. Per conoscere qualcosa del suo passato, questo ex diplomatico israeliano, oggi in pensione, ha così dovuto percorrere altre vie. Cercando le origini non solo della sua famiglia, proveniente dalla Polonia, ma anche di tante altre, in particolare del Medio Oriente.
L’indagine di Rosen-Koenigsbuch è iniziata diversi anni fa e si è finora concentrata sui cognomi scomparsi delle città di Baghdad, Damasco, Il Cairo e Alessandria (l’ultima pubblicata), mentre sarebbero in arrivo i dati riguardanti Bassora, Mosul ed Erbil. Riportati via via che prendevano forma sulle pagine del portale Avotaynu Online, questi elenchi sono stati oggi accorpati da JTA in un database facilmente consultabile. Per scoprire (o confermare) se la propria famiglia provenga da questi luoghi, basta digitare il proprio cognome e individuare così la possibile città di origine.
Nella ricerca di nomi spesso perduti nella memoria il ricercatore si è rifatto alle fonti più disparate, da quelle ufficiali alle meno convenzionali, dagli elenchi delle sepolture o di circoncisione ai gruppi Facebook dei discendenti, dalle liste dei tribunali musulmani a precedenti lavori di ricerca genealogica di suoi colleghi della rivista Avotaynu.
Tra le fonti più ricche e sorprendenti sfruttate dallo studioso 73enne spicca un elenco di fine Ottocento riguardante le esenzioni dal servizio militare ottomano. Per salvare i giovani ebrei alla coscrizione, la comunità ebraica di Bagdhad era riuscita a ottenere, tramite accordi finanziari, che i suoi giovani maschi fossero esonerati dall’arruolarsi nell’esercito. Così, mentre migliaia di ragazzi finivano registrati in appositi elenchi, due di questi, risalenti al 1892 e al 1899, furono pubblicati dalla tipografia del rabbino Shlomo Bekhor Husin, che annotò attentamente ogni nome in caratteri Rashi medievali. Nei decenni successivi, molti di quei nomi si trasformarono o scomparvero, mentre gli ebrei che vivevano in quelle terre si disperdevano in tutto il mondo. Gli elenchi però rimasero nei luoghi di origine per essere poi trasferiti sotto forma di microfilm presso la Biblioteca Nazionale di Israele a Gerusalemme, dove possono tuttora essere consultati. A patto che ci si armi di tempo e di pazienza.
Ed è quello che ha fatto Rosen-Koenigsbuch, spinto prima dall’interesse verso le origini della sua famiglia e poi dalle richieste dei tanti che accorrevano alle conferenze sulle scoperte fatte. In particolare, i membri del pubblico con eredità Mizrahi gli raccontavano di non sapere nulla delle proprie radici perché avevano abbandonato in fretta l’Egitto, la Siria o l’Iraq: «Ci siamo lasciati tutto alle spalle e gli archivi sono chiusi. Siamo usciti vivi da quei paesi, ma i documenti non sono con noi», gli dicevano. «In Europa, la maggior parte degli ebrei è stata annientata, ma gli archivi sono aperti».
Rosen-Koenigsbuch, che è stato ambasciatore in Giordania dal 2006 al 2009, oltre all’interesse e alle competenze per affrontare l’argomento possedeva anche le conoscenze linguistiche necessarie per portare in luce anche i legami più oscuri, spesso incomprensibili a causa di problemi di traslitterazione. Ancora nel pieno delle ricerche e conscio che ciascuna di queste fonti sia comunque parziale, lo studioso invita chiunque conosca le proprie origini ma non ritrovi il nome di famiglia negli elenchi finora compilati a scrivergli per segnare la mancanza (e, perché no, anche la propria storia) in modo da rendere sempre più completo il suo lavoro.