Cronache dal Gay Pride
“Tel Aviv è sinonimo di casa per ogni gruppo minoritario o comunità che vi risiede, e continuerà a marciare con la comunità LGBTQ+ per la difesa dei loro diritti”.
Con queste parole il sindaco Ron Huldai ha dato il via alle danze per quello che è, dalla sua prima edizione nel 2000, uno degli eventi più attesi dell’anno. Non solo dai cittadini israeliani, ma da visitatori che arrivano da tutto il mondo per celebrare questa grande occasione di festa e di lotta per i diritti civili.
Dopo l’insolito silenzio del 2020, causa pandemia, e un 2021 caratterizzato – per la prima volta nella sua storia – solo dai locals, questo 2022 il Gay Pride di Tel Aviv ha riaperto finalmente le porte ai turisti di tutto il mondo. E lo ho fatto in grande stile, con una settimana densa di eventi, culminata venerdì 10 giungo con una marcia di 170.000 partecipanti che quest’anno, invece di costeggiare il lungomare, hanno attraversato il nord della città culminando al Parco Hayarkon con un grandioso afterparty, ricco di concerti e performance, dj e cantanti provenienti da tutto il mondo – tra cui numerose stelle dell’Eurovisione – terminato alle prime ore del mattino.
I preparativi sono iniziati con qualche settimana di anticipo, dipingendo la città di color arcobaleno: dalle piste ciclabili alle fermate degli autobus, dalla città vecchia di Jaffo ai kibbutz fuori Tel Aviv. L’orgoglio cittadino, infatti, è ormai diventato orgoglio nazionale, tanto che lo scorso 2 giugno si erano iniziate le celebrazioni anche a Gerusalemme.
Aldilà della giornata del Pride, infatti, in quest’edizione tanto attesa l’intera scorsa settimana è stata dedicata – oltre alle feste e oltre 50 eventi paralleli – anche a mostre tematiche, visite guidate dedicate, e programmi educativi nelle scuole. In Israele, poi, sono i bambini i veri ambasciatori della comunità LGBTQ+, già abituati da anni ad avere in classe compagni con due mamme, due papà, o tutte le varie combinazione del caso. Anche per questo, durante la giornata al parco, oltre agli appartenenti alla comunità LGBTQ+, non sono mancate anche numerose famiglie straight, tutti entusiasti di prendere parte a questo grande movimento dalla portata globale.
Non stupisce che oltre ai singoli e alle famiglie abbiano partecipato anche numerose ambasciate. Quella italiana a Tel Aviv ha ritenuto importante partecipare al Pride con i colleghi delle altre Ambasciate UE, in linea con il forte impegno dell’Italia per la tutela dei diritti inviolabili della persona, senza distinzioni o discriminazioni, incluse quelle basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Impegno concretizzatosi, da ultimo, con l’istituzione della figura dell’“Inviato Speciale per i Diritti Umani delle persone LGBTIQ+ nel mondo”.
Una lotta che si combatte tutti i giorni grazie all’impegno di tutti i cittadini. Come ha sottolineato lo stesso sindaco di Tel Aviv, gli eventi legati al mese del Pride hanno una tradizione di lunga data, incentrata su messaggi di uguaglianza e accettazione: “La comunità cittadina, negli anni, è riuscita a cambiare la propria realtà per diventare una parte forte, orgogliosa e integrante della nostra società. – ha ricordato Huldai – Nel corso di questa celebrazione, a cui partecipano da sempre tutti i cittadini, di ogni inclinazione di genere, età e di ogni credo, Tel Aviv apre le sue porte e il suo cuore per promuovere tolleranza, inclusività, e accettazione dell’altro”.