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Tre appuntamenti da non perdere al Festival della Mente di Sarzana

I nostri consigli per la sedicesima edizione del Festival che immagina il futuro

È arrivato alla sua sedicesima edizione il Festival della Mente di Sarzana, la bellissima cittadina “capitale” della Lunigiana: provincia di Spezia, ancora Liguria, ma già quasi Toscana. Un festival dedicato alle idee, alla creatività, all’immaginazione del futuro. Da venerdì 30 agosto a domenica 1° settembre, il Festival “occuperà” gli spazi della città, con i suoi appuntamenti di letteratura, scienza, politica, teatro, giornalismo, per adulti e bambini.

“Il modo migliore per predire il futuro è crearlo”: questa la famosa frase di Abraham Lincoln che è stata scelta come punto di ispirazione per costruire il programma. “Il concetto di “futuro” è sempre stato importante e necessario per la mente umana, ma assume particolare significato in un’epoca come la nostra, densa di cambiamenti sociali, di trasformazioni tecnologiche e di incognite che gravano sul presente. Con il consueto approccio multidisciplinare e divulgativo, il festival si interroga sugli scenari possibili che ci attendono in campo scientifico e umanistico, senza però dimenticare che per guardare avanti bisogna conoscere il passato. E con la certezza – come ci ricorda Lincoln – che per immaginare il futuro che vogliamo è necessario creare e inventare una realtà nuova a partire dall’oggi. Senza indugi”, scrive la Direttrice del Festival Beatrice Marietti sul sito dedicato.

Dal ricco programma noi abbiamo estratto tre appuntamenti, che vi presentiamo qui, uniti a consigli di lettura “preparatoria”: segnateli in agenda e non dimenticate di prenotare!

 

Masha Gessen e Wlodek Goldkorn: “Il futuro è storia”

©Festival della Mente di Sarzana

Come è potuto succedere  che la Russia, da punto di riferimento della sinistra internazionale, sia diventata il modello di ispirazione della destra sovranista di Europa e Stati Uniti? Masha Gessen lo racconta nel suo libro – insieme un saggio, un romanzo e un reportage giornalistico -, testimonianza viva e polifonica che dalla fine dell’utopia dell’URSS negli anni Novanta giunge fino all’ascesa di Vladimir Putin. All’anagrafe Maria Alexandrovna Gessen, classe 1967, di famiglia ebraica moscovita, Masha è giornalista e attivista lgbt, vincitrice di numerosi premi, l’ultimo dei quali il National Book Award nel 2017. Trasferitasi negli Stati Uniti nel 1981, è tornata in Russia negli anni Novanta, dove ha lavorato come caporedattrice di Vokrug sveta, storica rivista russa di scienza e geografia, fino a che le continue minacce rivolte alla comunità lgbt, nonché il rifiuto di inviare un reporter a un evento sull’ambiente organizzato dalla Società geografica russa, in realtà un pretesto per fare pubblicità a Putin, non l’hanno costretta ad andarsene nuovamente.

In dialogo con lo scrittore e giornalista Wlodek Goldkorn e con la traduzione di Marina Astrologo, Masha Gessen traccia le tappe delle trasformazioni del suo Paese, da parte di un regime che guarda indietro al mito della Grande Russia, si erge a promotore di valori reazionari e reprime ogni manifestazione di diversità politica e sociale; e così facendo, rivela la vulnerabilità delle istituzioni democratiche, la precarietà delle conquiste civili, lanciando un monito per il presente, prima ancora che per il futuro, della nostra Europa.

Venerdì 30 agosto, ore 19, Teatro degli Impavidi, ingresso 4 euro: qui per tutte le informazioni.

Per prepararsi: Masha Gessen, Il futuro è storia, edizioni Sellerio, traduzione di Andrea Grechi; 716 pagine, prezzo libro 18 euro, prezzo e-book 11,99 euro. E per continuare a parlare di identità, valori e diritti, il 5 settembre esce il nuovo libro di Wlodek Goldkorn per Feltrinelli, L’asino del Messia: potete preordinarlo qui.

 

Beatrice Venezi e Gioele Dix: “Il tempo che non c’è”

©Festival della Mente di Sarzana

 

Beatrice Venezi, nata a Lucca nel 1990, dirige la Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli. È la più giovane direttrice d’orchestra donna e la prima italiana a essersi affermata in questo campo sulla scena internazionale; esperta del repertorio pucciniano, autrice di saggi musicali e parte della lista della rivista Forbes delle cento persone più influenti al mondo sotto i 30 anni per il 2018. Insieme all’attore e regista Gioele Dix e con i Solisti di Milano Classica, proverà a immaginare il futuro dell’arte. L’arte che rovescia la percezione convenzionale del tempo, che lo fa volare senza che ce ne accorgiamo: “il tempo che non c’è” è la sensazione provata al risveglio da un viaggio sulle note di un concerto o le parole di uno spettacolo; ma anche l’arte che il tempo lo anticipa, descrive gli eventi prima che diventino realtà: “il tempo che non c’è” è quindi anche il futuro raccontato prima che si possa toccare con mano.

Venerdì 30 agosto, ore 21:15, Teatro degli Impavidi, ingresso 8 euro: qui per tutte le informazioni.

Per prepararsi: Beatrice Venezi, Allegro con fuoco. Innamorarsi della musica classica, edizioni UTET, 224 pagine, prezzo 16 euro; Gioele Dix, Dix Libris. La mia storia sentimentale della letteratura, edizioni Rai Eri, 207 pagine, prezzo 18 euro.

 

Dorit Rabinyan e Alessandro Zaccuri: “La chimera della pace”

©Festival della Mente di Sarzana; foto di Sharon Deri e Alberto Bogo

 

Nata in Israele da una famiglia di origini iraniane, Dorit Rabinyan si era fatta già conoscere con Le spose persiane (Neri Pozza, 1995), ma è soprattutto con il suo ultimo romanzo, Bordelife (Longanesi, 2017), vincitore del Premio Bernstein, che nel mondo si è ricominciato a parlare di lei. Il libro, storia dell’amore di Liat e Hilmi, una traduttrice telavivit e un artista di Ramallah, nella culla di New York che illude che le identità non contino, aveva fatto molto discutere in Israele quando l’ex Ministro dell’Istruzione Naftali Bennet lo aveva escluso dai programmi scolatici per “minaccia all’identità ebraica”.

In dialogo con il narratore e saggista Alessandro Zaccuri e con la traduzione di Marina Astrologo, Rabinyan immagina il futuro della regione mediorientale: quali prospettive per il dialogo interreligioso e interculturale? Quali strade per la convivenza, perché queste storie d’amore così forti e rivelatrici non siano ogni volta condannate a non avere un lieto fine…

Domenica 1° settembre, ore 15, Canale Lunense, ingresso 4 euro: qui per tutte le informazioni.

Per prepararsi: Dorit Rabinyan, Borderlife, edizioni Longanesi, traduzione di Elena Loewenthal, 373 pagine, prezzo 16,90 euro.

Silvia Gambino
Responsabile Comunicazione

Laureata a Milano in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale, ha studiato Peace & Conflict Studies presso l’International School dell’Università di Haifa, dove ha vissuto per un paio d’anni ed è stata attiva in diverse realtà locali di volontariato sui temi della mediazione, dell’educazione e dello sviluppo. Appassionata di natura, libri, musica, cucina.


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