Cosa cercare in libreria questo mese
Natasha Salomon, prolifica scrittrice inglese di romanzi vecchio stile, torna in libreria con Casa Tyneford, storia d’amore e di speranza ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Elisa, giovane ragazza nata e cresciuta nella Vienna scintillante di una famiglia borghese ebraica, è figlia di una madre stella dell’opera e un padre scrittore. In fuga dal nazifascismo, mentre i genitori sono in attesa di raggungere gli Stati Uniti, lei ottiene un posto come cameriera in Inghilterra, a Casa Tyneford, meravigliosa villa nel Dorset affacciata sul mare. L’arrivo di Kit, il figlio del padrone di casa, trasformerà la vicenda in un ritorno di speranze ed energie vitali per la protagonista che però presto si troverà costretta a prendere una decisione importante. La guerra ha raggiunto anche l’Inghilterra e la pone davanti a un quesito: soccombere o salvarsi abbracciando un’altra vita?
Natasha Salomon, Casa Tyneford, traduzione di Stefano Bortolussi, Neri Pozza, 400 pagine, 18 euro
Che cosa significa essere un migrante? E soprattutto: cosa succede quando chi fugge diventa un rifugiato? Qual è il prezzo della sua integrazione? Alla domanda risponde Dina Nayeri, autrice iraniana e americana d’adozione. Alla fine degli anni ottanta, quando la sua famiglia decise di fuggire dall’Iran in guerra, era una bambina. Fu sui letti a castello delle case per i rifugiati di Londra, di Dubai, di Roma, poi dell’Oklahoma, che conobbe il sonno tranquillo e ininterrotto: quella fu la sua prima idea di pace. E ora torna a quegli anni e quelli della difficile integrazione, ripercorrendo il suo vissuto di straniamento insieme alla perdita di identità in L’ingrata, il suo ultimo libro. Perché questo titolo? Perché la prima regola per il rifugiato è rimanere al proprio posto. Essere meno capace, avere meno esigenze degli altri. Accontentarsi e ringraziare per l’accoglienza e accettare un terribile circolo vizioso: sei un pigro richiedente asilo, finché non diventi un intruso avido.
Dina Nayeri, L’ingrata, traduzione di Flavio Santi, Feltrinelli, 368 pagine, 19 euro. In libreria dal 20/2
Per la prima volta al pubblico italiano, questo libro presenta una prospettiva d’insieme sul rapporto di Benjamin Fondane con l’ebraismo. Tra Gerusalemme e Atene. Scritti sull’ebraismo raccoglie gli articoli che il giovane Fondane (Fundoianu) scrisse per alcune riviste ebraiche di lingua romena, insieme a un’antologia della sua opera francese. Nel tentativo di rispondere alla questione su cosa significhi essere ebreo e quale fosse il suo personale rapporto con la religione, cerca nei libri profetici e nella Cabbalà un’alternativa al pensiero logico-razionale greco. Ma la tradizione ebraica, in cui la collettività prevale sull’esistenza individuale, non riesce a diventare per l’autore una via percorribile. Fondane infatti è alla ricerca di un modo di liberare Dio dal giogo della Legge e della morale. Né il suo interesse per la Bibbia poteva infine risolversi in un atto di fede capace di dissipare il dramma del vivere. Contro ogni tentativo di pacificare il reale, Fondane vede l’incolmabile distanza tra rivelazione e ragione, vita e sapere, Gerusalemme e Atene.
Benjamin Fondane, Tra Gerusalemme e Atene. Scritti sull’ebraismo, a cura di Francesco Testa e Luca Orlandini, Giuntina, 312 pagine, 20 euro.