Cultura Te lo dico in yiddish
Un donnaiolo, per la precisione un vaybernik e persino shikse-krikher…

… ovvero, come fare a pezzi il proprio nemico. Un’espressione dello scrittore Haim Grade commentata dalla sua tradutrice italiana, Anna Linda Callow

Lo scrittore Haim Grade è un vero giocoliere della lingua. E regala espressioni fantastiche ai suoi lettori. In un romanzo in corso di traduzione, che uscirà prossimamente per Giuntina, la sua traduttrice italiana Anna Linda Callow ne ha trovata una effettivamente da ricordare. Si tratta della descrizione di un poco di buono e donnaiolo messa a punto da un suo nemico. Sono personaggi secondari ma la coloritura balza subito in primo piano: An onzetser, a treyfniak un a vaybernik, a shikse-krikher cioè un bancarottiere, mangiatore di cibo treyf e donnaiolo.

Ma attenzione, lo yiddish non si accontenta di un termine come donnaiolo, o come l’inglese womanizer, espressioni  piuttosto noiose per la loro uniformità lineare, come commenta Anna Linda Callow. Che continua: «La parola vaybernik è più interessante perché è composta dal termine di origine germanica vayber,  che significa donne con il suffisso slavo nik, lo stesso che compone le parole per esempio kibbutznik, ma anche beatnik. Un suffisso che ha avuto molta fortuna e ha dato vita a molte storie. Quindi in questa parola ci sono due lingue. Ma non finisce qui perché il nostro tira al suo antagonista una vera e propria sciabolata: il personaggio in questione viene descritto non solo come un vaybernik, ma come uno che letteralmente striscia dietro alle shikses. Chi sono le shikses? Le ragazze (giovani) non ebree… ovvero, il massimo dell’immaginario erotico yiddish, cui il nostro non solo non saprebbe resistere ma addirittura ne è succube al punto di comportarsi da verme».

Fin qui abbiamo a che fare con un donnaiolo dalle caratteristiche ben precise… «Questa descrizione», prosegue Anna Linda Callow, «mi ricorda un’altra bella espressione yiddish, che tratta di liaisons proibite con donne non ebree: Meyle a shikse, ober an alte goye! Che in italiano suona così: passi una shikse, ma una vecchia goyah!» La shikse per la sua carica erotica, il senso del proibito che si porta dietro e forse anche la sua bellezza giovanile è molto famosa e compare in tanti romanzi.

Tornando al nostro malcapitato, oggetto di una descrizione impietosa da parte del suo nemico, oltre che donnaiolo è anche un mangiatore di cibo treyf, impuro. «Treyf è una parola ebraica, letteralmente è la carogna di un animale che è stato sbranato», spiega ancora Callow, «come si legge in Esodo 22, 31: Sarete santi per me e la carne sbranata [trefah] da un animale  nel campo la getterete al cane. Treyf viene da questo termine e per estensione indica tutto ciò che non è allineato con le regole della kasherut, contrapponendosi così a ciò che è kosher (kasher)».

Micol De Pas

È nata a Milano nel 1973. Giornalista, autrice, spesso ghostwriter, lavora per il web e diverse testate cartacee.


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