Un’occasione importante per ricordare il coraggio e la forza delle donne
Sebbene Vashti ed Esther non si incontrino mai nel corso della storia della Meghillat Esther, capire la loro relazione è fondamentale per la comprensione delle vicende di Purim. Vashti fa la sua uscita di scena quasi immediatamente, ma le sue azioni gettano una lunga ombra sul resto dei capitoli che seguiranno. Non è di certo la cattiva della storia; tale titolo spetta al perfido Aman. L’etichetta che Vashti si porta addosso da decenni è quella della “donna ribelle”: bella è bella ma ha il difetto di non volerne sapere di piegarsi al volere della volontà maschile che la vuole attributo e oggetto di vanto di Assuero. Il suo no secco al re è un atto politico molto forte, tanto da preoccupare i ministri di Assuero: che faranno ora le altre donne se la stessa regina ha detto no al re? Panico tra gli uomini. Per tale offesa, Vashti pagherà un caro prezzo, perderà la corona, il titolo, la sua dimora e probabilmente, anche le amicizie e il rispetto della comunità intera. Come se tutto ciò non bastasse, ai posteri viene ricordata in contrapposizione a colei che incarnerà il modello femminile ideale, Esther che al suo posto ci sa stare e sa come non scontentare il re.
La tradizione descrive i fatti di Purim come l’intreccio delle sorti dicotomiche dei quattro personaggi che animano la storia: Mordechai il saggio sta al perfido Aman, così come Esther l’eletta sta alla capricciosa Vashti. Pur accettando il primo rapporto, siamo sicuri che Esther e Vashti siano così diverse l’una dall’altra?
Si apre il sipario e la regina Vashti ci appare in tutto il suo splendore; è seduta a capo del banchetto al femminile da lei organizzato, banchetto gemello a quello del Re Assuero per i suoi generali, satrapi ed eunuchi. Il testo della Meghillah non riporta le parole scambiate tra i commensali sebbene i Rabbini babilonesi provino a fornirci una spiegazione di quello che di lì a breve, sarebbe stato l’atto più coraggioso e politico della vita di Vashti (Talmud Babilonese Megillah 12b). Secondo i rabbini, al banchetto di Assuero, nel quale va ricordato il vino non mancava, gli alticci commensali discutevano su quale popolo possedesse le donne più belle. “Le donne persiane sono le più belle” biascicavano alcuni urlando, “Assolutamente no, tra i medi si trovano le donne più belle” rispondevano gli altri. Inebriato dal vino, Assuero ci metterà qualche secondo a realizzare che sua moglie non è né persiana né di Media ma caldea (babilonese) e proporrà ai suoi commensali di vederla coi loro stessi occhi e comprovare che non è seconda in bellezza a nessuna persiana o media. I ghiotti e ubriachi commensali fanno una ulteriore richiesta al re: vedere sì la regina Vashti, ma nuda e con indosso solo il diadema regale, così come recita la Megillah “che conducessero davanti a lui la regina Vashti con la corona reale, per far vedere ai popoli e ai grandi la sua bellezza; poiché essa era bella d’aspetto” (Meghillat Esther 1:11). Agli occhi degli inebriati commensali Vashti non è altro che un oggetto da esibire, un feticcio dell’esibizionismo del potere maschile. Qualcuno va ad avvisare la regina Vashti che il re l’ha mandata a chiamare, che i suoi satrapi e funzionari vorrebbero vederla con indosso la corona e tutta la regalia che si addice alla moglie del grande Assuero (e nuda, come suggerisce il Talmud Babilonese). Silenzio tra le commensali della regina. “No” dirà Vashti: lei non si presenta né da Assuero né dagli altri. E qui, la nostra anti-eroina Vashti esce di scena. Ma come darle torto?
Il contrasto tra Vashti ed Esther è significativo. Se Vashti è indipendente e piena di risorse, Esther quasi appare sommessa e passiva; forse a suggerirci tale inclinazione è l’uso riflessivo di “lakakh” che spesso la accompagna, infatti Esther viene “presa” da Mordechai, viene “presa” e portata presso l’harem e presso il re. Sotto richiesta di Mordechai, non rivelerà mai la sua vera identità, Hadassah. Non chiederà mai nulla ma accetterà solo ciò che Hagai l’eunuco le porterà; anche da regina, Esther continuerà ad obbedire ai suggerimenti di Mordechai. Esther sembra proprio l’antidoto a(lle) Vashti.
Eppure, ed Esther lo avrebbe scoperto da lì a breve, sono i momenti di crisi che davvero rivelano chi noi siamo (e quasi sempre in meglio). Quando il perfido Aman minaccia di distruggere Am Yisrael, Mordechai chiede alla nipote di presentarsi al cospetto del re e intercedere per il suo popolo; il tempo di Esther era giunto. Come fare? Esther sapeva bene che nessuno può presentarsi dal re se non su richiesta dello stesso (e nessuno rifiuta di presentarsi da quest’ultimo!), lo aveva imparato dalla precedente regina, Vashti, della quale però è descritta come antitesi e antidoto. Esther è in crisi, la sua doppia identità lo è. Ed ecco che Esther, guardandosi allo specchio, capisce che non è poi così diversa da Vashti; anche lei è decisa, anche lei è piena di risorse, tanto da presentarsi al re seguendo un suo piano e nel tempo che lei ritiene opportuno. Mentre Esther scopre la sua forza e visione per salvare il suo popolo, Vashti diventa la sua interlocutrice di riferimento: Esther deve incorporare o forse scoprire gli elementi dell’altra in sé. Esther trionfa, calcola, pianifica e si lascia (divinamente) ispirare scoprendosi capace di avere, anche lei, una propria voce. Il suo presentarsi dal re è un atto politico e il digiuno di tre giorni che richiede al popolo ebraico di osservare, è un atto di forte leadership comunitaria. Esther si (ri)scopre e compie il suo destino.
Della sorte di Vashti non ci è dato sapere. Passati gli effetti del vino, secondo Esther 2:1, Assuero si ricordò di Vashti.
Secondo il Midrash Esther Rabbah, Assuero lucido si pente di quanto fatto e chiesto a Vashti. Altre tradizioni lo vogliono sempre pentito, ma avendo anche condannato a morte la Regina Vashti, di lei gli rimane solo il triste ricordo e la volontà di uccidere i saggi che, nel momento della sua ubriachezza, gli hanno consigliato di giustiziare la Regina.
La lettura della Meghillat Esther e la festività di Purim, ci ricorda del valore delle figure femminili della storia, qualsiasi sia il loro ruolo.
E Allora, sia Benedetto Mordechai, sia maledetto Aman, e siano benedetti il coraggio, la tenacia e la forza delle donne forti come Esther e Vashti.
per quale motivo diciamo arura’ zeresh uvashti ? fingere di sapere cio’ che si ignora e’ ridicolo a altezzoso