Si chiama FreshPaint la fiera di arte contemporanea che espone a Tel Aviv le nuovissime produzoni artistiche locali accanto a quelle di artisti già affermati
“Zeva taari” in ebraico significa “vernice fresca”. Come quella dei quadri dei giovani artisti israeliani che, dal 2008, partecipano all’omonima fiera d’arte e di design che si tiene da oltre un decennio a Tel Aviv ospitata, ogni anno, in una sede nuova. O meglio, nella sede di un luogo appena ristrutturato, che sta per inaugurare, e che per tanto ha ancora le pareti che odorano di “vernice fresca”. Dopo sedi di prestigio come il Porto di Tel Aviv e il Museo di Scienze Naturali quest’anno – dopo un anno di pausa, causa COVID, la location prescelta è il Velodromo Nazionale Sylvan Adams, che porta il nome del magnate ebreo canadese che, nel 2019, portò il Giro d’Italia in Israele.
Freshpaint è diventata negli anni il cuore pulsante del mondo culturale israeliano, un punto di incontro tra il grande pubblico e gli artisti – dai più quotati agli emergenti – attirando una folla curiosa, non solo di collezionisti ma anche di famiglie con pargoli al traino – con una media di 30.000 visitatori ogni anno.
L’obiettivo di questo appuntamento annuale che dura una settimana – quest’anno dal 21 al 26 ottobre – è quello di creare un ponte tra il pubblico assetato di cultura e la comunità creativa, offrendo l’opportunità di acquistare opere d’arte e design locali a prezzi abbordabili, trattandosi di artisti israeliani indipendenti – selezionati da un’apposita giuria di curatori – all’inizio della loro carriera professionale.
Interessante il format
The Independent Artists’ Greenhouse messo a punto dagli ideatori di Freshpaint per scoprire i giovani artisti locali. Una giuria seleziona i lavori dei candidati al contest annuale per mettere a punto un
percorso in verticale sulla produzione locale più significativa e promettente. Il comitato che deve selezionare gli artisti viene nominato ogni anno ed è composto da curatori, artisti affermati, galleristi, critici d’arte e collezionisti israeliani e stranieri e analizza i portfolio anonimi, candidati al concorso. Successivamente, gli artisti selezionati vanno in fiera, con uno spazio di approfondimento (intervoste e studio visiting da parte dei curatori). E per il pubblico? Un tuffo stimolante nella nuovissima produzione artistica israeliana, cartificato però da una giuria di qualità… chissà, l’acquisto di un’opera potrebbe tradursi in un piccolo investimento…
Non mancano poi i padiglioni dedicati alle più prestigiose gallerie israeliane che vendono – a prezzo pieno – opere di artisti già quotati. Inoltre, tra le novità di quest’anno, sono esposti i lavori degli studenti diplomati al Sapir College of Art, a cui è stata dedicata una sezione speciale.
Oltre ai quadri e agli oggetti di design, tra le installazioni, il pubblico è rimasto molto affascinato dalle straordinarie ceramiche rivestite in cemento di Noa Chernichovsky, definite dalla curatrice Smadar Sheff “un dramma congelato di rottura di vasi e di materiali da cui è costruito il paesaggio urbano in cui esplodono”. Quasi un richiamo alla sofferenza dovuta a questa pandemia e alle ripercussioni che ha avuto anche nel mondo dell’arte.
Eppure l’arte israeliana non sembra affatto volersi fermare e Freshpaint, in questa sua dodicesima edizione, ne è la conferma.