La città ebraica e gli appuntamenti imperdibili con gli scrittori
L’arrivo a Mantova è sempre spettacolare. La città circondata dai fiori di loto, chiusa nelle sue splendide mura, ogni volta promette nuove magie. Dal 4 all’8 settembre Mantova viene stravolta nella sua quiete di cittadina ricca di provincia, per diventare un contenitore di storie, scrittori, editori, librai e lettori di Festivaletteratura. Ecco cosa non perdere al festival e cosa andare a cercare per comporre un piccolo itinerario ebraico nella città dei Gonzaga.
A quell’epoca, quando i Gonzaga governavano quell’area geografica, nel 16° secolo, Mantova contava una comunità ebraica di oltre tremila persone, pari al 7 per cento dell’intera popolazione. Il ghetto nacque nel 1612 e la vita in città cambiò radicalmente. Iniziò per gli ebrei un periodo di povertà, acuito drammaticamente dal saccheggio dei lanzichenecchi e dall’epidemia di peste di cui furono accusati come responsabili in qualità di untori. Attualmente il ghetto non esiste più, ma non è difficile individuarne il perimetro, chiuso da quattro portoni su quattro strade della città. Via Giustiziati, la strada principale del ghetto, ospitava due sinagoghe di rito italiano, la Norsa del Torrazzo e la Grande. La prima è stata ricostruita fedelmente in via Giovi 11 ed è attualmente in uso, mentre la seconda fu demolita nel 1938 e i suoi arredi portati in Israele (dove sono tuttora custoditi nella yeshivà Ponevez a Benei Barak). Su piazza Concordia si affacciavano quattro sinagoghe di rito tedesco tutte demolite; via Spagnoli e via Bertani chiudono il perimetro. In via Bertani al 4 si trova l’edificio comunemente chiamato la casa del rabbino, con una bella facciata seicentesca decorata con sei formelle decorate con immagini tratte da storie bibliche, mentre alcune strade mantengono ancora l’impianto originario e possono dare l’idea del ghetto. L’attuale sinagoga riproduce per pianta, struttura e decorazioni quella antica, di cui ha mantenuto tutti gli arredi, mentre fuori le mura, in via Legnano, si conserva il cimitero ebraico, istituito nel 1797, e che ospita anche le lapidi più antiche.
Gli eventi del festival da non perdere
4 settembre
Sintomatologia della crisi è il titolo di un dibattito con Siegmund Ginzberg (Sindrome 1933) e Donald Sassoon (Sintomi morbosi) su totalitarismi e attualità europea. Modera l’incontro Andrea Ranzato. Ore 17.30 Palazzo Ducale – Basilica palatina S. Barbara
5 settembre
Emilio Gentile parla di Fascismo storico a partire dal suo libro Chi è fascista, per respingere, da storico, i ripetuti allarmi sul ritorno del fascismo e le teorie sul “fascismo eterno”. Ore 17,15, Palazzo Ducale – Basilica palatina S. Barbara
Nora Krug dialoga con lo scrittore Francesco M. Cataluccio su Una storia intima del nazismo, a partire dal suo Heimat, prezioso lavoro in forma di graphic novel in cui l’illustratrice, nata molto dopo la Seconda Guerra Mondiale, fa però i conti con quei fatti, incombenti sulla sua storia personale e su quella di molti altri della sua generazione in Germania, dove torna per compiere una straordinaria ricerca tra archivi, biblioteche e documenti personali – intervistando familiari e conoscenti, scavando tra le pieghe delle tradizioni tedesche e le parole della sua lingua – fino a riportare alla luce una storia fatta di zone grigie, connivenze e ambiguità, quando non entusiastiche adesioni. Ore 21, 30, Aula magna fondazione Università di Mantova
6 settembre
Arrivi e ritorni è il titolo dell’incontro con Elena Loewenthal e Wlodek Goldkorn che si confrontano su patrie, diaspore, memoria e futuro con Chiara Valerio. Ore 10.30, Auditorium del Palazzo del seminario vescovile.
Laura Forti e Marcello Flores parlano di Tramandare la storia può salvare il mondo a partire dal libro di Laura Forti, L’acrobata. Un romanzo nato come testo teatrale, spunto per un dibattito su ebrei erranti, storie di famiglia, e lotta per la giustizia. Ore 16,00, Aula magna fondazione Università di Mantova
Daniel Vogelman presenta il suo libro, Piccola autobiografia di mio padre, con Giulio Busi e Silvana Greco nell’incontro dal titolo Numero 173484, la matricola attribuita a Schulim Vogelmann nel campo di concentramento di Auschwitz, nel quale venne deportato all’inizio del 1944. Il figlio Daniel ricorda la vita dell’unico italiano salvato da Oskar Schindler, in una storia che attraversa Vienna, Cracovia, Firenze e la Palestina. Ore 17.30, Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
7 settembre
Invitata a partecipare a questa edizione del Festival, la filosofa Ágnes Heller è scomparsa qualche mese fa. La ricordano Laura Boella, Donatella Di Cesare e Marco Filoni in un incontro sull’urgenza e l’attualità del suo pensiero. Ore 12.15, Palazzo Ducale . Basilica Palatina di Santa Barbara.
Dopo quindici anni di assenza, lo scrittore Abraham B. Yehoshua torna sul palco di Festivaletteratura, affiancato dal giornalista Wlodek Goldkorn per parlare di identità nazionale, progetti futuri e multiculturalismo. Ore 16.45, Palazzo Ducale – Piazza Castello
8 settembre
Howard Jacobson e Peter Florence dialogano sul tema The rise of Antisemitism alle ore 17.15 alla Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Piccola curiosità: La chiesa di Santa Maria della Vittoria sorge sul palazzo che il banciìhiere Daniele Norsa comprò per farne la sua abitazione nel 1496. L’edificio era decorato con un’immagine sacra e il banchiere ottenne il permesso di cancellarla a sue spese. Ma la popolazione insorse contro il banchiere e Francesco Gonzaga gli impose di abbattere la casa per costruire al suo posto una chiesa dedicata alla vittoria dei Gonzaga sui Francesi a Fornovo (1495). La vicenda è narrata in un dipinto conservato nella Basilica di S. Andrea. Si tratta di una Sacra famiglia di un anonimo pittore della scuola di Mantegna che ha rappresentato San Gerolamo che mostra il modellino della chiesa e, ai suoi piedi, il banchiere Norsa.